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Dalla forma intimistica, vibra su corde vive, compatta e decisa, la poesia di Paola Abeni. Una poesia molto delicata, che scivola leggera tra i versi, quasi fosse naturale la poesia, che, per la poetessa, è parte irrimediabile e fissa del cuore e dell’anima. Ricca di metafore e simboli, la raccolta tocca e scioglie nodi come l’amore, le ombre, il silenzio, le ferite e la solitudine. Qui, la poetessa, vive e desidera identificarsi con la sua poesia “a farti dire che vivo”, “come il vento stasera vedo vicine le parole”, tramite “continue dimenticanze”. Non è difficile pensare alla poetessa come imprigionata in un “lembo d’un girotondo lunare”, perché leggendo, è facile scorgere molto di lei, della sua visione intima del verso, identificandosi e amalgamandosi con la sua poesia. La poetessa riesce a vedere, oltre il buio, “Fermare gli occhi nelle parole del buio”, perché è la poesia che riesce a spingerla oltre la luce. Una poesia dal tratto maturo e consapevole, priva di tratti ridondanti, molto incisiva e diretta, dal verso tendenzialmente breve, dal ritmo naturale e sciolto; una poesia che si racconta da sé, senza paura di nascondersi e di celarsi: “Eppure sono io” dice la poetessa, ed è proprio così: tra i versi mette a nudo tutto il suo essere donna viva, tutto il suo essere poeta, facendo cadere totalmente gli scudi. E’ come se la poetessa accettasse e si rassegnasse all’idea che lei è la sua poesia, senza sforzi o inganni, vivendola interamente come parte di sé, sprigionandosi addirittura dentro di essa, senza remore. Leggendola, è facile porsi vicino a lei, in un “docile accostarsi“, in silenzio.

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Paola Abeni, nata nel 1974 a Brescia (Bs), si è laureata nel 1999 in Pedagogia presso la locale Università Cattolica. Dal 2001 insegna nella scuola per l’infanzia.
 La sua produzione poetica è quasi tutta inedita, tranne alcuni scritti apparsi sul blog di Mario Benedetti e su quello di Viola Amarelli.